Finanziamenti europei agricoltura: dalla UE 2,7 miliardi in meno

Dall’Ue meno fondi per l’agricoltura italiana

Una delle conseguenze dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue è la riduzione dei contributi derivanti dalla nazione, nonché una delle motivazioni che hanno portato a tagliere i fondi per un ammontare di 2,7 miliardi all’agricoltura italiana. È stato questo uno degli aspetti negativi della bozza riguardante la riforma politica riguardante l’agricoltura presentata a Bruxelles al vertice dell’Unione Europea. Il periodo a cui si fa riferimento andrebbe dal 2021 al 2027, ed è solo una delle tante decisioni che l’economia dell’UE sembrerebbe aver adottato per sopperire alla mancanza dei contribuiti finora stanziati dalla Gran Bretagna.

Meno fondi per tutti con l’Italia che registra un calo del 6,9%

Sarà di 365 miliardi il budget totale a disposizione dei Paesi membri dell’UE dopo aver applicato una riduzione del 5% rispetto alla precedente programmazione. 6,9% è il calo registrata dall’Italia che si troverà a dover gestire dei finanziamenti inferiori rispetto al periodo trascorso dal 2014 al 2022. Nello specifico saranno ridistribuiti così:

  • 24,9 miliardi con pagamento diretto
  • 8,9 miliardi destinati allo sviluppo rurale
  • 2,5 miliardi restanti andranno a favorire le misure di mercato

Italia rimane il quarto Paese per ammontare di finanziamenti UE riguardanti l’agricoltura

In cima alla classifica troviamo la Francia che vedrà diminuirsi i propri fondi di 3,7 miliardi, portando il proprio totale a 62,3 miliardi. A seguire ci sono Spagna e Germania che viaggiano con circa 20 miliardi in meno rispetto ai finanziamenti francesi. L’Italia è al quarto posto di questa particolare classifica con la riduzione di 1,9 miliardi rispetto alla precedente programmazione, ritrovandosi un totale di 36,3 miliardi di finanziamenti da poter utilizzare in ambito agricolo.

Meno fondi a disposizione, ma più flessibilità

Per contrastare la riduzione dei fondi finanziati per l’agricoltura, l’UE ha puntato sulla versatilità e sulla flessibilità per quel che riguarda l’utilizzo dei finanziamenti dando la possibilità ad ogni singola nazione di gestire a proprio piacimento, e secondo le proprie esigenze, l’ammontare di capitale messo a disposizione.

Viene concessa più libertà di gestire e manovrare i fondi con diverse operazioni in base a quelle che sono le esigenze degli Stati membri che potranno elaborare dei programmi specifici per il tipo di economia agricola da voler attuare e l’influenza che questo avrà sui mercati. Ma d’altro canto, l’UE ci tiene questa volta a monitorare ogni dettaglio di come verranno effettuate queste operazioni e di come verranno gestiti i fondi in base agli obiettivi prefissati. Per questo gli Stati che hanno ricevuto i fondi dovranno presentare dei piani riguardanti l’intero periodo di gestione, per poi proseguire previa autorizzazione da parte della Commissione che darà il proprio consenso solo con dei risultati alla mano.

Favorite le piccole e le medie imprese agricole

Con un particolare occhio di riguardo per quelle che sono le imprese agricole di piccole e medie dimensioni che, grazie alle nuove direttive, non verranno di molto svantaggiate nonostante la riduzione dei contribuiti versati dall’Unione Europea per quanto riguarda la riforma agricola. Difatti, il commissario UE Phil Hogan, mediante proposta scritta, ha richiesto che le risorse messe da parte vengano destinate alle imprese, per così dire, minori, in modo tale da favorire la loro crescita e facilitarne lo sviluppo e il loro apporto all’economia locale e dell’intera nazione.

Inoltre, il 2% dei fondi finanziati direttamente dovrà essere ricevuto dai giovani agricoltori e il 30% dovrà essere investito per lo sviluppo rurale riguardante il miglioramento del clima. Per finire, almeno 10 miliardi dei finanziamenti concessi dovrà avere come destinazione la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie innovative atte a migliorare le condizioni di lavoro in campo agricolo, favorendo così dei migliori risultati a lungo termine.

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